Mostra personale «Discorsi col mare», 1984

«Discorsi col mare», Galleria Studio Laboratorio
Torino, 26 aprile – 14 maggio 1984

Quando pensiamo ad un colloquio, se pur intimo, in sordina o a mezzo tono, l’immagine più usuale che ricuperiamo è certamente quella di due personaggi: soggetto?oggetto, interlocutore. E a proprio turno uditore.

Raramente il colloquio diventa tale nell’«ascolto». Ma per chi ha parlato, interrogato e vissuto molto, per chi ha fatto della propria mano, nell’uso di una matita e di un pennello, uno scandaglio del mistero, dei segreti colloqui della natura, la parola vale quanto il silenzio e la traduzione di questo mutuo rapporto in segno cromatico. Linea, tratto, piccola interpunzione, segno grafico più corposo…, moto ondoso trasparente nella scelta del mezzo tecnico: l’acquarello. Quasi la scelta obbligata per un «discorso» condotto sul «filo», orizzonte tra cielo e mare, della discrezione, della lucida ma partecipata registrazione di ciò che può veramente essere il MARE. Questi i «DISCORSI SUL MARE» di Valeria Ciotti, acque più e più volte rivissute nel ricupero di un’ora del giorno diversa, oppure nell’ombra di un sole più pallido, più lontano o addirittura assente. Se la pittrice si fosse ritenuta paga di una tale ricerca il risultato avrebbe potuto senza dubbio avvicinarsi a quello di un grande compositore musicale, che trasportato dalla melodia di un immaginario colloquio, senza sosta ne ripete in modo cadenzato i passaggi, i sussulti…. e quei piccoli, ma reali punti oscuri, quelle pause non previste? Un discorso che non si accontenti di scivolare sulla superficie dell’acqua, con la stessa chiave musicale, ma voglia scandagliare il fondo, i toni discordi e insospettati di un rigo musicale dai valori temporali diversi, crome, biscrome, pause, cesure…, non può che farsi più corposo nell’indagine del proprio interno, della propria sostanza, anche se fluida ed incostante come quella dell’acqua marina.

I «discorsi sul mare» diventano poco a poco, per costante ricerca anche tecnica (punti, piccoli grovigli da cui il segno cromatico nasce e si spande tutt’intorno), «DISCORSI DEL MARE», quasi a sottolineare una conoscenza più sicura, un coraggio più dichiarato nella domanda e nella risposta. A questo punto il mare e ciò che vive intorno, cielo, sole, intervengono quali altri necessari elementi della musicale composizione: l’uomo si tuffa nelle acque ma porta con sé, nell’occhio e nel cuore, il riflesso del raggio di sole, dolce lama scintillante di coltello, che lo ha sfidato ad «entrare», a farsi parte del tutto, del magma acquatico.

E non è un caso che proprio una donna abbia saputo restituire, attraverso un’abile e personale tecnica pittorica, questa intuitiva, musicale e coraggiosa «parlata»: canto sommesso, appena increspato da emergenze melodiche e intimamente plasmato sui valori cromatici del segno.

| Manuela Cusino |